Transizione 5.0: perché serve una strategia di investimento

In considerazione dei presupposti della misura Transizione 5.0, ossia l’integrazione del tema 4.0 con il tema energetico, la valutazione strategica degli investimenti riveste un’importanza fondamentale per l’ottimizzazione della resa tecnologica, economica, finanziaria e fiscale degli investimenti nell’ambito di questa misura.

 

Le peculiarità di Transizione 5.0

La narrazione politica, spinta dalle richieste delle aziende, ha insistito sul rilancio delle agevolazioni 4.0, riportandole ai fasti di qualche anno fa.

La realtà attuale ci indica che l’Italia non è stata in grado di compiere degli investimenti attingendo ai fondi resi disponibili dal PNRR, ma è riuscita comunque a negoziare la possibilità di reindirizzare questi fondi verso un’altra misura.

Questo ha portato sostanzialmente a una misura in cui ai beni 4.0 viene richiesto di essere anche portatori di una certa quota di risparmio energetico, in modo da abilitare investimenti in fonti di energia rinnovabile, considerando anche la possibilità di ottenere un beneficio per la formazione focalizzata sulla transizione verde.

Tutto questo è basato su una certa quota di sostenibilità che prevede, in soldoni, il distacco dai combustibili fossili.

 

L’impatto degli investimenti sui consumi e processi

Rispetto al concetto di 5.0 inteso in senso più ampio e che contempli concetti come, per esempio, l’umanocentrismo, la misura italiana denominata Transizione 5.0 è appunto focalizzata sul tema della sostenibilità e, soprattutto, dell’energia.

Il caso principale considerato è quello della sostituzione di vecchi macchinari con nuovi macchinari che rispettino il paradigma sopracitato.

La misura considera poi anche l’introduzione di nuove macchine in azienda, ossia l’ampliamento del parco macchine (che tipicamente porta a ulteriori consumi, non a una riduzione degli stessi) oppure il caso di un’azienda di nuova costituzione.

Nei diversi casi si considerano varie modalità di valutazione dei consumi prima e dopo gli investimenti.

A titolo di esempio, è già stata creata una sorta di “creatura mitologica” denominata “scenario controfattuale” che funge da riferimento per le valutazioni legate ai cambiamenti del processo produttivo o ai nuovi processi produttivi, anche di aziende appena costituite.

 

Focus spostato sull’energie rinnovabili

Per come è congegnata la misura, e vista la centralità del tema dell’energia, dal punto di vista degli investimenti è premiata la focalizzazione sulle energie rinnovabili.

Ci si troverà quindi di fronte a:

  • aziende interessate solamente al possibile aumento dell’agevolazione fiscale sui soli beni materiali o immateriali;
  • aziende che hanno in predicato investimenti in macchinari, per esempio, ma anche in impianti fotovoltaici;
  • aziende che sono puramente interessate al fotovoltaico e che non avrebbero necessità di alcun investimento in macchine 5.0.

Gli investimenti in energie rinnovabili, però, rappresentano un investimento trainato dai beni 5.0 (ossia da beni 4.0 in grado di generare risparmio energetico come richiesto dalla misura), ossia non è possibile puntare meramente alla realizzazione di impianti consistenti in fonti energetiche rinnovabili.

Questo è un aspetto da tenere assolutamente in considerazione, in quanto sul mercato già si assiste a qualcuno che propaganda investimenti solo in fotovoltaico, agevolabili al 45% grazie a Transizione 5.0, veicolando quindi un messaggio estremamente pericoloso e fallace, che rischia di rivelarsi un boomerang per chi lo promuove in questo modo e per le aziende che si dovessero avventurare su questa strada.

 

L’importanza di una Strategia di Investimento per Transizione 5.0

Risulta quindi cruciale dare vita a una strategia di investimento per Transizione 5.0, per capire dal punto di vista tecnico, fiscale e operativo come procedere, vista la complessità della norma, la numerosità degli oneri a essa legati e le consulenze tecniche multiple richieste.

La misura Transizione 5.0, infatti, richiede:

  • Prima fase: valutazione preventiva dell’impatto energetico che gli investimenti avranno, la redazione di un progetto da presentare al GSE corredato da una diagnosi energetica che dettagli le metodologie di valutazione e le percentuali di risparmio energetico conseguibili;
  • Seconda fase: l’evidenza dell’avvio del progetto di investimento;
  • Terza fase: diagnosi energetica consultiva, una perizia 4.0 e, ove ve ne sia l’obbligo, anche l’intervento di un revisore dei conti.

 

Transizione 4.0 o 5.0?

A confronto con la misura Industria 4.0, la misura Transizione 5.0 è decisamente più complessa, richiede l’intervento di un numero maggiore di competenze specifiche e degli oneri documentali e procedurali maggiori.

Ecco che diventa indispensabile una accurata valutazione degli investimenti, per capire se intraprendere la strada del 5.0 possa essere preferibile a mantenersi su quella del 4.0, per dare una stima del ritorno degli investimenti, per valutare le metodologie di calcolo da applicare per le stime di consumo energetico e di conseguente risparmio, e per capire inoltre se sia consigliabile mantenere alcuni investimenti in 4.0 ed altri in 5.0.

È necessario quindi valutare e pianificare molto attentamente la natura e la consistenza degli investimenti per ottimizzare il rendimento nell’ambito di Transizione 5.0.

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