Iperammortamento e Transizione 5.0: l’emendamento del Governo riscrive l’incentivo al ribasso

 Le voci si rincorrono e siamo consci che finché la Legge di Bilancio 2027 non sarà pubblicata in Gazzetta Ufficiale ci sarà una corsa agli emendamenti.

Questo però ci sembra più sconcertante di altri perché sembra provenire dal Governo stesso.

C’era chi sperava in un segnale di continuità, chi almeno in una razionalizzazione sensata, chi più realisticamente in un contenimento dei danni…

L’emendamento governativo sull’iperammortamento 2026, così come riportato da Innovation Post, riesce invece in un risultato ormai tristemente ricorrente: indebolire ulteriormente uno strumento già fragile, rendendolo meno leggibile, meno equo e, soprattutto, meno utile per le imprese.

L’intento dichiarato è quello di “razionalizzare” l’incentivo.

L’effetto concreto, percepito in modo pressoché unanime dagli operatori del settore, è una riscrittura al ribasso che svuota di senso la politica industriale sottostante e introduce nuove distorsioni anziché correggere quelle esistenti.

 

Il paradosso del fotovoltaico: efficienza dichiarata, distorsione reale

Uno dei passaggi più controversi riguarda la rimodulazione dei beni incentivabili in ambito fotovoltaico. La comunicazione istituzionale parla di esclusione dei “pannelli meno efficienti”, suggerendo una selezione meritocratica basata sulle performance energetiche.

L’analisi tecnica racconta però una storia diversa. I criteri introdotti non premiano l’efficienza in senso assoluto, né l’innovazione tecnologica diffusa sul mercato, ma finiscono per favorire una tipologia molto circoscritta di moduli, riconducibile di fatto a un numero estremamente limitato di produttori (se non uno solo). Il risultato è un paradosso: soluzioni ampiamente adottate, affidabili e spesso più performanti vengono penalizzate, mentre altre vengono incentivate non per superiorità tecnologica, ma per conformità formale a requisiti costruiti ad hoc.

Non è una selezione qualitativa: è una distorsione del mercato, che viola il principio di neutralità tecnologica e riduce la libertà di scelta delle imprese.

 

Transizione 5.0: da scelta strategica a passo indietro

La delusione è ancora più evidente se si guarda alla Transizione 5.0. Nonostante un avvio complesso e un impianto normativo tutt’altro che perfetto, la misura rappresentava una direzione strategica corretta, soprattutto se letta in combinazione con gli obblighi europei in materia di efficienza energetica.

La revisione introdotta dall’emendamento viene invece interpretata come un arretramento, non come un affinamento. Depotenziarne la portata, complicarne l’accesso o snaturarne la logica significa perdere l’occasione di integrare seriamente digitalizzazione e riduzione dei consumi, proprio mentre il contesto europeo richiederebbe accelerazione e chiarezza.

Un clima di sfiducia che va oltre il merito tecnico

Al di là delle singole scelte normative, ciò che colpisce è il sentiment diffuso che emerge dal dibattito: non più semplice critica, ma stanchezza.

Stanchezza per il lavoro tecnico svolto negli ultimi anni da imprese, consulenti, associazioni e intermediari, che vedono continuamente riscritte le regole. Stanchezza per un quadro normativo instabile, in cui si lavora su testi provvisori, corretti all’ultimo momento, con la costante sensazione che “non sia ancora finita” e che i prossimi aggiustamenti possano solo peggiorare la situazione.

L’incertezza cronica diventa così il vero deterrente agli investimenti, più ancora delle aliquote o dei massimali.

 

Da politica industriale a gestione difensiva

L’iperammortamento 2026, così come emerge dall’emendamento, appare sempre meno come uno strumento di politica industriale e sempre più come un esercizio difensivo di contenimento della spesa, privo di una visione coerente sul medio periodo.

Le imprese, però, non investono per inerzia né per ideologia. Investono quando il quadro è stabile, comprensibile e credibile. Oggi, purtroppo, nessuna di queste condizioni sembra pienamente soddisfatta.

La sensazione, difficile da ignorare, è che non si tratti di un inciampo isolato, ma dell’ennesima occasione mancata.

E che il 2026 rischi di aprirsi sotto il segno non della transizione, ma della disillusione.

Continua ad approfondire

Transizione 4.0, 5.0 e il corto circuito delle comunicazioni GSE

L’incertezza delle imprese nella scelta tra Transizione 4.0 e 5.0 è più legata alle comunicazioni del GSE che alla norma. Dopo il divieto di cumulo e la difficoltà di stabilire una scadenza per l’obbligo di optare, emergono integrazioni con scadenze incoerenti tra PEC e portale, e richieste talvolta non allineate allo stato dei progetti. Canali multipli, bug di piattaforma e risorse ridotte aumentano pressione e rischio di errore.

Continua a leggere

Ci siamo cascati di nuovo

Le imprese con doppia prenotazione T4.0 e T5.0 hanno scoperto, poco prima della presunta scadenza del 27 novembre, che la scelta e l’eventuale rinuncia devono ora essere formalizzate tramite DSAN entro 5 giorni dalla PEC del GSE. La procedura è complessa. Un cambio improvviso che ha messo in difficoltà aziende e consulenti.

Continua a leggere
Contatti

Contattaci per maggiori informazioni e per esporci il tuo progetto

Compila il form per ricevere una prima consulenza gratuita. I nostri esperti ti contatteranno per approfondire le tue esigenze.

Perché scegliere Innovation Machine
Come funziona la nostra consulenza?
1

Ascoltiamo le tue esigenze e valutiamo insieme il tipo di supporto più adatto alla tua azienda.

2

Studiamo il tuo caso e definiamo un piano d’azione personalizzato con obiettivi chiari.

3

Ti supportiamo in ogni fase del progetto con un team dedicato di professionisti.

Primo incontro conoscitivo gratuito

    Visualizza l’informativa sulla privacy e GDPR qui